lunedì 14 giugno 2021

La Terza via - 15



Feci uno sforzo per superare quel grave disappunto che rischiava di spezzare il feeling che avevo ristabilito con Roma. La Città Eterna mi ispirava nella ricostruzione di me stesso. Talvolta uscivo a fare delle passeggiate e mi riempivo i polmoni di quell’aria tersa che si respira ancora a Roma in certi viali alberati, quando non ci sono troppi mezzi motorizzati in circolazione. Di sfuggita, dalle finestre aperte, captavo certe espressioni, certe parole, certi odori (specialmente all’ora dei pasti) che sono tipici di Roma, che costituiscono parte integrante della terza città più vecchia del mondo. A volte sentivo dei brani musicali, dei ritornelli, provenire da qualche apparecchio acustico o da qualche improvvisato cantante; allora mi tornava alla mente Gabriella Ferri, un’artista che mi aveva colpito, negli anni della mia prima gioventù; quando avevo cessato di essere un ragazzo pieno di ideali, ma non ero ancora quel cinico, disincantato che, dopo aver girato mezza Europa e un pezzo di  America, non credeva più a niente. Roma mi aiutava così a ritrovare quello che ero stato; credo infatti che, pur non sapendo bene cosa fossi diventato, in giro per il mondo, sentivo dentro di me che le mie radici mi avrebbero potuto aiutare; le mie radici erano solide; ero stato qualcosa o qualcuno, prima di perdermi nelle nebbie londinesi e nelle lande d’America; era quel qualcosa, quel qualcuno che adesso stavo cercando lì,  a Roma.

 

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