mercoledì 21 luglio 2021

Omicidio a Cagliari-12



 Dopo il caffè andò a ripescare il quarto volume della sua Storia del Teatro della Garzanti e, sdraiato sul divano, si concentrò su Arthur Schnitzler.

Scoprì che l’ultimo  film di Kubrick, un regista che aveva apprezzato molto in gioventù, e che avevano da poco ripassato in prima assoluta TV, era stato tratto da un romanzo dell’autore viennese ‘Doppio sogno’; lo stesso commediografo della ‘Giovane Vienna’ che a suo tempo scandalizzò i benpensanti suoi contemporanei con ‘Girotondo’, il dramma in programmazione al Teatro Massimo, che la sua amica Luisa Levi lo aveva invitato a vedere all’indomani.

Il commissario De Candia amava molto il teatro; sicuramente più del cinema; suo padre era stato abbonato per una decina d’anni,  alla rivista ‘Il Dramma’, il quindicinale che Lucio Ridenti, alias Ernesto Scialpi, aveva diretto sino alla fine degli anni sessanta; su quella rivista, sin da ragazzo, si era fatto una certa conoscenza del  teatro di prosa italiano in auge negli anni a cavallo tra il cinquanta e il sessanta, familiarizzandosi con i grandi interpreti di quegli anni: Gino Cervi, Ernesto Calindri, Paolo Stoppa, Andreina Pagnani, Paola Borbone, Emma e Irma Gramati, lo stesso Vittorio Gassman (poi transitato con successo al cinema);  ma poi,  grazie alla moglie, melomane competente e appassionata,  l’opera, per un certo periodo, aveva preso il sopravvento sulle altre forme di spettacolo e il teatro era rimasto relegato nei ricordi in bianco e nero della televisione e in quelle riviste quindicinali.

https://www.ibs.it/al-di-delle-evidenti-apparenze-libro-ignazio-salvatore-basile/e/9788898981823

mercoledì 14 luglio 2021

Omicidio a Cagliari - 10

 



Maria Grazia Picciau era una donna sui trentacinque anni, piccola e rotondetta; portava degli occhiali da miope con le lenti affumicate e vestiva in maniera decorosa ma poco vivace; emanava un non so che di triste e sorrideva di rado, forse perché la sua dentatura presentava qualche imperfezione.’Omni gaudio, decoris iunctim’ pensò l’ispettore Zuddas, ma si guardò bene da dirlo.

«Grazie per il suo tempo signorina Picciau. Io mi sono qualificato come un funzionario del ministero degli interni e le ho dato una mezza verità; l’altra mezza è che sono della squadra omicidi di Cagliari e voleva sentirla a proposito di suo fratello Andrea» disse l’ispettore una volta accomodati.

«E’ successo qualcosa di brutto a mio fratello?» sussultò impallidendo la giovane impiegata.

«No, no, stia tranquilla» si affrettò a dire l’ispettore. «L’omicidio per cui sto indagando è quello di sua zia Emma!»

«Ah!» fece quella un po’ sollevata. «Povera zia Emma, anche se i rapporti con noi si erano diradati, mi è dispiaciuto che abbia fatto quella brutta fine!»

«Anche suo fratello si sarà dispiaciuto!» disse l’ispettore sornione, ma con non curanza.

«Non più di tanto!”- rispose prontamente quella – “ Mia zia Emma non faceva niente per nascondere la sua contrarietà al modo di vivere di mio fratello; e mio fratello ricambiava la sua antipatia con l’indifferenza; anche se dentro di sé soffriva, soprattutto per il fatto che essendo mia zia molto ricca, lui si sarebbe aspettato una qualche forma di sostegno economico da parte sua.”

«Suo fratello aveva bisogno di soldi? Sta forse attraversando un periodo di crisi?» fece l’ispettore, sempre con quella sua aria da confessore disposto ad ascoltare con comprensione qualunque cosa.

«Periodo?» fece l’impiegata con quel suo sorriso triste e amaro «La crisi finanziaria di mio fratello dura praticamente da quando ha imparato a contare i soldi. Ma si è acuita dopo i vent’anni, quando ha lasciato l’università e si è messo con delle cattive amicizie…ma forse a lei non interessano queste cose così personali…»

«No, continui pure, signorina!» la incoraggiò l’ispettore.

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lunedì 14 giugno 2021

La Terza via - 15



Feci uno sforzo per superare quel grave disappunto che rischiava di spezzare il feeling che avevo ristabilito con Roma. La Città Eterna mi ispirava nella ricostruzione di me stesso. Talvolta uscivo a fare delle passeggiate e mi riempivo i polmoni di quell’aria tersa che si respira ancora a Roma in certi viali alberati, quando non ci sono troppi mezzi motorizzati in circolazione. Di sfuggita, dalle finestre aperte, captavo certe espressioni, certe parole, certi odori (specialmente all’ora dei pasti) che sono tipici di Roma, che costituiscono parte integrante della terza città più vecchia del mondo. A volte sentivo dei brani musicali, dei ritornelli, provenire da qualche apparecchio acustico o da qualche improvvisato cantante; allora mi tornava alla mente Gabriella Ferri, un’artista che mi aveva colpito, negli anni della mia prima gioventù; quando avevo cessato di essere un ragazzo pieno di ideali, ma non ero ancora quel cinico, disincantato che, dopo aver girato mezza Europa e un pezzo di  America, non credeva più a niente. Roma mi aiutava così a ritrovare quello che ero stato; credo infatti che, pur non sapendo bene cosa fossi diventato, in giro per il mondo, sentivo dentro di me che le mie radici mi avrebbero potuto aiutare; le mie radici erano solide; ero stato qualcosa o qualcuno, prima di perdermi nelle nebbie londinesi e nelle lande d’America; era quel qualcosa, quel qualcuno che adesso stavo cercando lì,  a Roma.

 

https://idiomalatinos.wordpress.com/2021/06/14/la-terza-via-15/

sabato 3 aprile 2021

La Terza via di Londra

 


A quel tempo, a Londra,  le notizie dall’Italia arrivavano con un giorno di ritardo. Non che io le cercassi, tutt’altro. Ero andato via dall’Italia perché non ne potevo più di stare a sentire e a leggere sempre le stesse notizie: attentati, gambizzati, scioperi, scala mobile, crisi di governo, rimpasto, arco costituzionale, extraparlamentari, gruppuscoli, galassia, terroristi, destra e  sinistra.

Sul piano politico, a destra l’Italia era bloccata dall’arco costituzionale, mentre a sinistra l’ostacolo era il Patto Atlantico. Io non mi sentivo né di destra, né di sinistra. A pensarci bene forse ero partito per Londra alla ricerca di una terza via.

La  notizia del rapimento dell’onorevole Aldo Moro,  ad opera delle Brigate Rosse,  mi lasciò pertanto piuttosto indifferente.

Soltanto dopo ho capito la grandezza di quest’uomo politico, la sua lungimiranza, la sua tenacia. Era un uomo rivoluzionario, a modo suo; ma nel suo mondo non fu capito; o fu male inteso; o forse i farisei filoamericani e gli scribi democristiani si servirono dei barabba rossi per levarsi di torno un avversario interno più intelligente  e più capace di loro. In fondo me n’ero andato dall’Italia per non pensare alla politica, perché mi sarei dovuto sbattere su quella notizia?

https://www.hoepli.it/libro/la-terza-via-un-uomo-un-viaggio-tre-strade/9788833812366.html

domenica 28 marzo 2021

Scetinsardu




Custu libru esti stettiu fattu pighendi totu su chi happu pubblicau in su blog Scétinsardu me is urtimus dex’annus (immui su blog non c’esti prusu poita Tiscali hadi serrau is blog). Scétinsardu obiada essiri una ventana incarada in su mundu de su Web; is passantisi de su Web chi si bolianti incarai a bì ita c’esti aintru de custa ventana, fianta beni benìusu!

Sa domu de “Scetinsardu”, cumenti du nàrada su nomini ‘e totu, e’ sa domu de unu Sardu chi ghèttada a su Web unu zerriu, una boxi, unu disigiu chi bolidi essiri unu sprigu de un’anima sarda chi creidi in s’abisongiu de iscriri in sardu, calisisiadi, campidanesu o logudoresu, nugoresu o gadduresu, no teniri importanzia. Sa matta de sa limba sarda esti una matta de raixisi multiplasa.
Su libru si divididi in cuatru partis: sa prima arriportada ottu contus; sa segunda teidi binticuattru poesias (unas cantu funti stettias arregotasa de mei in bidd’e Sorris, andendi a intervistai i’ beccixeddus de intzaras; una esti de su grandi poeta e archeologu Pietrino Arixi; is atrasa funti totu mias). Sa terza parti arriportada opinionis, curiosidades e dicius; s’urtima infinisi, est unu tentatitvu de abotzai una gramatica sarda e teidi unu vocabolarieddu cun fueddus antigusu.

domenica 7 marzo 2021

Sardegna magica - 6



E’ doveroso constatare ancora una volta che i nemici più acerrimi dei Sardi si dimostrano gli stessi Sardi. 
Oggi me ne faccio una ragione; da giovane mi faceva rabbia, ora mi accontento dell’amarezza. Ma non mi rassegno ancora e cerco di capire. 
Da giovane ero convinto che bastasse l’orgoglio di essere Sardi, l’attaccamento alle proprie radici, il sentirsi tutti fratelli. 
Oggi capisco che spesso sono i soldi a dettare l'agenda della Sardità.
 Siamo tutti attaccati al nostro campanile e nessuno di noi Sardi sembra disposto ad accettare di variare il suo idioma avito di un solo vocabolo. E così si finisce con il continuare a stare divisi.
Eccone esempio, tratto dal recente passato.
 L’Università di Sassari inizialmente pare avesse accettato il piano triennale per il bilinguismo in Sardegna (Sardo e Italiano): quei soldi già stanziati dalla Giunta Soru e poi messi a disposizione dalla Giunta attuale facevano comodo all’ateneo sassarese. Poi, di fronte alla necessità di dovere impartire gli insegnamenti in lingua sarda è prevalso il campanile. 

"In fondo non siamo neppure tanto Sardi", avrà pensato qualcuno a Sassari. 

"A ben veder il nostro dialetto è in realtà un dialetto della lingua italiana, piuttosto che di quella sarda", avrà pensato qualcun altro.

 Non sarò certo io a mettere in dubbio convinzioni che, se vai a vedere, hanno anche una base scientifica. e sarebbe un errore, oltre che una violenza, negare le specificità dei Catalani di Alghero, quella dei Carlofortini dell’Isola di San Pietro e, perchè no, magari anche quella dei tatharesi di Sassari. Ma l’unico modo di impedire alla lingua sarda di morire è quella di creare una koinè e di imporla con programmi mirati ad inserire l’insegnamento di questa lingua unificata nelle scuole elementari. Poi ognuno, con i suoi amici e nella sua famiglia continuerà a parlare sassarese, carlofortino, campidanese o logudorese. Ma occorre intervenire con decisione e con i finanziamenti necessari a sostenere tale decisione. I soldi ci sono, se è vero come è vero che la giunta regionale sta mettendo a bando 120 milioni di Euro per digitalizzare la scuola. Peccato che lo voglia fare in italiano e in inglese. Al Sardo solo 750 mila Euro e pure contestati.
 Io sono un cultore della lingua inglese; e pure di quella italiana; ma prima di essere inglese, europeo, italiano, sono Sardo. E piango al pensiero che i figli di questa terra disconosceranno completamente la lingua sarda. 
L’ex ministro della p.i. Tullio De Mauro osservava recentemente che più del 70% degli Italiani non sono in grado di capire un testo in lingua italiana di media difficoltà. Eppure sono 150 anni che si insegna, si legge, si scrive e si ascolta in lingua italiana. Ma se vai a Milano, i milanesi, giustamente continuano a parlare il milanese; così come a Roma, a Napoli, a Firenze e in tutte le altre mille città d’Italia. 
Nessuno qua in Sardegna sembra preoccuparsi per il fatto che solo il 13% dei bambini conosce il Sardo (il suo sardo, quello dei suoi genitori e dei suoi nonni). E chissà se questi bambini saranno tra quel 70% che domani non saprà bene neppure l’italiano! Non c’è altro modo per salvare la lingua sarda: i sassaresi da soli non riuscirebbero ad imporre lo studio del sassarese nelle scuole; così come non ne sarebbero capaci i campidanesi, i logudoresi o i carlofortini. Ma tutti insieme si può. Altrimenti, anche se siamo nati Sardi, moriremo un po’ italiani e un po’ inglesi, ma senza essere stati veramente italiani o veramente inglesi.