In questo periodo molti, anche tra gli addetti ai lavori (magistrati e avvocati, ma non solo) si interrogano sulle cause dei mali che affliggono la giustizia italiana.
E' troppo facile, perfino superficiale, attribuire tutte le responsabilità alla nostra classe politica, che sicuramente non ha brillato né in lungimiranza, né in capacità organizzativa.
Il problema della giustizia italiana, a mio parere, nasce subito dopo le grandi riforme degli anni settanta; quelle che hanno spianato la strada al riconoscimento, e alla conseguente rivendicazione in giudizio dei relativi diritti.
La classe politica italiana, del decennio successivo, quella degli anni ottanta, non è stata all'altezza della situazione. Forse era ancora sotto choc per l'uccisione dello statista Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse e, probabilmente, si sentiva in pericolo e si è barricata nel Palazzo, pensando a salvare la propria pelle dai terroristi delle B.R.; e l'ultimo dei suoi pensieri era l'organizzazione e il funzionamento della giustizia. E poi, mi pare che quelli fossero gli anni "della Milano da bere" o sbaglio? La classe politica era in tutt'altre affaccendate.
Negli anni novanta, quel poco di classe politica valida, sopravvissuta a Moro (in questo le B.R. sono stati chirurgicamente precise, uccidendo il migliore tra i democristiani, l'unico politico italiano che avrebbe potuto portare l'Italia nel mondo del terzo millennio), è stata spazzata via da Mani Pulite.
Occorre rileggere tutta la nostra storia, dal maggio 1978 ( o se vogliamo, anche solo dal 1992 )in poi prima di mettere ancora mani alla giustizia.
Si tratta in realtà di riformare tutto lo Stato, a cominciare dai rapporti tra la magistratura e la politica: due organi che fanno parte dello stesso organismo, non possono essere perennemente in conflitto.
Può forse una mano accecare l'occhio? O un piede andare a destra, e l'altro in direzione opposta? Può forse il fegato oppure i reni decidere di svolgere una funzione contraria a quella per cui sono deputati?
E' proprio quello che è successo con Mani Pulite. Una parte dello Stato, la magistratura, ha deciso di demolire un'altra parte dello Stato, la classe politica, colpendo senza pietà i vertici dello Stato.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Che sia chiaro:io non intendo assolvere i politici corrotti e condannare i giudici che li hanno sbugiardati e ridicolizzati, mostrando all'opinione pubblica le loro malefatte, la loro ingordigia, la loro protervia.
Nessuno mi ha costituito giudice per face una cosa del genere.
Io cerco di fare semplicemente un'analisi corretta di ciò che è accaduto. Lo Stato è come un organismo, un corpus composto da tanti organi, che devono collaborare e coordinarsi, per il bene di tutti.
Questo corpus comprende anche i comizi elettorali, il popolo elettore, il corpo elettorale. E anche su quello avrei da fare importanti osservazioni.
Per adesso chiederei alla magistratura di tornare a scrivere sentenze, interpretando correttamente le norme giuridiche. Basta riflettori e telecamere puntate sulla giustizia.Basta coi magistrati protagonisti in TV. I magistrati tornino nelle aule di giustizia e svolgano, diligentemente, il ruolo che gli assegna la Costituzione.
Ai politici chiederei delle altre cose. Ma di questo vorrei parlare e scrivere un'altra volta.
1. continua...
Nessun commento:
Posta un commento