domenica 29 novembre 2020

I Shardana di Porrino

 


L’opera lirica I Shardana di Ennio Porrino affonda le sue radici nella più remota antichità della nostra isola, pur essendo annoverabile, a pieno titolo, tra le maggiori opere musicale del novecento.
Ennio Porrino, nel comporre la sua opera I Shardana (che inizialmente si intitolava Hutalabì, il grido di guerra dei guerrieri Shardana attribuito al grande poeta nuorese Sebastiano Satta) si è ispirato alla tradizione sarda in tutte le direzioni: nella musica, nella storia, nella tradizione, nei costumi e nelle scene; e nei sentimenti, nella voglia di riscatto e di ridare luce alla Sardegna, al suo popolo, alla sua storia.
Ecco un altro mirabile esempio di superamento del detestato grafo centrismo storico, che ha relegato la Sardegna e i Sardi nel dimenticatoio della storia, tra i popoli dannati, tra le genti senza voce e senza identità.
Emblematico questo brano del grande musicologo tedesco Felix Karlinger: “Ciò che in senso speciale è musica sarda può in senso lato valere come musica della civiltà occidentale, come fonte primordiale di quel retaggio dal quale furono alimentati molti secoli di storia musicale europea. Ciò che qualche ignorante deride come primitivo e barbaro, ciò che qualche sardo stesso solo con un po’ di vergogna scopre davanti al forestiero, perché egli crede che la sua musica sia troppo semplice, appartiene in realtà a quel sostrato comune dal cui seno uscirono tutti i grandi e famosi compositori del nostro continente: dal Palestrina a Verdi, da Orlando di Lasso a Mozart, Beethoven, Wagner. Ché se in un museo contempliamo con muta venerazione i resti di civiltà da lungo passate, tanto più dobbiamo apprezzare i tesori che sono contemporaneamente antichi e vivi, che non hanno perduto nulla del loro splendore, che continuano a fiorire, in dimessa semplicità e grande bellezza, in mezzo alla falsità del nostro tempo” (1958).
Non a caso un anno prima, proprio nel 1957, anno successivo alla sua nomina di Direttore del Conservatorio Giovanni Pierluigi da Palestrina, Ennio Porrino darà l’annuncio dell’istituzione di una cattedra di Etnofonia Sarda presso il medesimo conservatorio cagliaritano.
L’opera I Shardana venne eseguita per la prima volta al San Carlo di Napoli nel 1959, per poi essere replicata nel 1960 al Teatro massimo di Cagliari, in memoria del grande compositore scomparso pochi mesi prima, all’improvviso e prematuramente.
L’opera è stata poi rappresentata nel 2013 al Teatro Lirico di Cagliari.
Peccato che essa non trovi un posto stabile nei cartelloni del Teatro di Cagliari e negli altri teatri italiani. Essa contribuirebbe a ridare un po’ di lòuce alla nostra storia, alle nostre radici, troppo spesso dimenticate.
Le vicende narrate nell’opera si situano in un’epoca imprecisata. In esse si narra dei Sardi Nuragici e dei Shardana come in un sol popolo, vittoriosi sugli invasori Jonici (non meglio identificati).
A me ha colpito una cosa. Rispetto al mio romanzo “I Thirsenoisin”, di cui ho già avuto modo di parlare, i Shardana e I Nuragici, nell’opera di Porrino, vengono indicati come un sol popolo, laddove nel mio romanzo tra le due antiche etnie permane una sorta di rivalità, riconducibile a un periodo ancora più remoto, quando, secondo me, i grandi navigatori giunsero in Sardegna, incontrando la civiltà nuragica, già insediata e florida.
Mi piace quindi pensare che il periodo di ambientazione dell’opera di Porrino sia immediata successiva a quella del mio romanzo.
L’opera di Porrino mostra che il processo di fusione tra i Shardana e i Nuragici si è già concluso. Per questo possiamo parlare del popolo dei Sardi.
Si possono leggere alcuni brani del mio romanzo gratuitamente nel mio blog, attraverso il link sottostante
https://albixpoeti.blogspot.com/2020/10/i-thirsenoisin-5.html
La foto riproduce cartellone dell'opera I Shardana di Màlgari Onnis Porrino.

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