Come tutti i miti anche quello di
Penelope si evolve nel tempo. E di strada ne ha fatto, la moglie di Ulisse,
dalla lettera che le dedicò Ovidio e dalle pagine in cui Omero l’ha immortalata,
narrando le gesta del suo sposo Odisseo.
L’attrice Viviana Bovino (anche autrice del testo e coreografa)
e il regista Gregorio Amicuzi, sotto il cielo stellato del Nuraghe Arrubiu,
nell’ambito della XIV Rassegna NurarcheoFestival ( organizzata dal
Crogiuolo di Rita Atzeri) ne hanno proposto, ieri, 17 luglio 2022, una rivisitazione in uno spettacolo di
teatro-danza che si sviluppa, quantomeno, su due distinti livelli.
Il primo è quello classico, della
ricerca spasmodica d’un amore
impossibile, dell’attesa di un ritorno, tra dubbi e speranze, dell’assedio di amori
alternativi non voluti, forse proprio perché concreti e possibili (una
discrasia che ci è stata restituita, in tempi più recenti, perfino dal poeta
maledetto, o da chi per lui, nella poesia “Ed io ti penso ma non ti cerco”,
dove lo iato tra il pensiero amoroso e l’azione
conseguente, si strugge di nuove, impossibili
passioni, cristallizzandole nell’Olimpo degli amori da idealizzare, immortali
perché astratti e irrealizzabili, come quello di Tristano e Isotta, Euridice e Orfeo, Giuletta e Romeo).
Il secondo livello è quello che
fa rivivere Penelope nelle tante donne che, forse avvolte nei veli, crescono da
sole i loro Telemaco, figli di uomini avventurosi che spinti dal bisogno e dal
desiderio di una vita migliore, vengono però inghiottiti dal mostro marino,
quel mar mediterraneo, dove, più o meno tremila anni fa, degli dèi capricciosi giocavano con i
desideri di Ulisse che, non essendo mai
voluto partire per la guerra, cercava, in fondo, una vita normale, accanto a sua
moglie e a suo figlio; quello stesso desiderio, quindi, che ha spinto tanti
diseredati del mondo variegato che si affaccia ancora oggi sul Mediterraneo, a imbarcarsi alla ricerca di una
vita normale, con la speranza di essere raggiunti, un domani, dalle proprie donne. Quelle donne
che il teatro danza di Viviana Bovino, sotto le stelle brillanti del Nuraghe
Arrubiu di Orroli, ha impersonato nei suoi volteggi drappeggiati di azzurro.
Ricerca e sogni resi vani dai
porti chiusi, quando la furia del mare impetuoso, non li abbia invece già
spezzati e ighiottiti nei flutti degli abissi marini.
Sogna Penelope, nei tuoi azzurri
veli; sogna l’approdo del tuo amato nei porti degli impossibili amori.
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