mercoledì 25 dicembre 2019
sabato 21 dicembre 2019
Is avventuras de su pisittu Gigettu
Una die Carla, ca tottus tzerrianta Lalla, naresit a Romulu:
-" Una collega m'ha' pediu a isci' chi bollu su pisitteddu c'ha fattu sa pisitta sua."
Romulu, ca connosciada bei a sa mulleri, cumprendesit ca issa hiat giai ditzidiu de pigai in domu cussu pisiteddu ma preferesit de camufai su scarsu entusiasmu a pabas de una pregunta interlocutoria:
- “Ma podit essiri ca is pisittas fetzanta sceti unu fillu?? Deu mi credia chi angessinti a cuatru a cuatru!"”
- “Ehia” – arrispundesit Lalla – “ma parit chi custa borta siada unu fillu unicu !”.
Apustis de unu pagu dias, un offeddu de pilu maculau a grogu fesit s'intrada in domu 'nsoru. Aprimitziu su pisiteddu arrodiesit po sa domu , mesu maravilliau e mesu stontonau , visitendi is aposentus , e fadendi su viaggiu aintru de sa cuccia e de s'isterzu ca Lalla d'hia' sistemau in sa veranda serrada.
Acabada custa fasi esplorativa pighesit a s'accucciai me is peis de Lalla, po infinisi ammostai de agradeci sa cumpangia sua fintzasa in su megàma, sartendiddi in coa delicatamente, apustis de s'essi accostau suspettosu, e consumendi impari sonnus di oru. Su pisitteddu hia' scioberau su meri su!
Lalla detzidesit de du tzerriai Luisu, fortzis po onorai su
rey frantzesu Luisu XIV, pero apustis pighesit
a du tzerriai cun su schenceriu de Gigettu. Du fueddàda cumenti si fueddessidi
a cussu pipiu chi tanti hiai disigiau, ponendiddi preguntasa, chescendisi candu
su tempu fiat malu e gosendi cun issu cantu ci fiada su sobi, arreprocendiddu,
ma cun tanti amori, candu fadia’ troppu
su scadralluttu ( e arraminiu doi fiada,
fattu-vattu cussu ambueri de pisitteddu).
Su pobiddu da pigàda in giru po custu fattu.
-
“No t’has a crei ca su pisittu immui
t’arrispundada!”
Ma Lalla continuàda a du fueddai cumenti si fessidi unu
pipiu e no s’incuràda de is brullas chi di fadiàda su pobiddu.
Calincuna ‘olta, candu fiada nervosa, d’arrespundiada
infadada: “ Tui se’ cunvintu ca su pisitteddu no cumprenda’ nudda, pero ti
sballiasa! Ti du potzu assegurai”
Ma fianta certus de innamoraus e nudda de prusu!
... continuada...
Disponibile anche in lingua italiana al link di Amazon: https://www.amazon.it/dp/B07Z2NG18Hmercoledì 4 dicembre 2019
Evviva il Teatro a Scuola
La
ricreazione è finita
Atto
Unico di Ignazio Salvatore Basile
Personaggi
e interpreti
Prof.
Salvatore Polito insegnante di anni 65
La
Classe 5 C: una classe qualsiasi di un
Tecnico qualsiasi
Un
Bidello
Scena
prima
( Una qualsiasi aula di una qualsiasi scuola media superiore. Sulla
destra gli spettatori vedranno una cattedra con poltroncina. Sulla parete centrale una lavagna nera, a
muro, con gessetti e cancellino. Sulla sinistra degli spettatori una dozzina di
banchi disposti su tre file, con due sedie per ciascun banco. Dietro i banchi
una lunga fila di attaccapanni. La parte che immette in scena sarà a destra
della lavagna La stessa porta servirà agli studenti per uscire. La scena si
apre con il prof. Polito che si è appisolato con il capo leggermente reclinato
sulla mano sinistra. La classe è naturalmente scatenata: molti chiacchierano;
qualcuno lancia delle pallottole di carta; qualcun altro canticchia dei
motivetti pubblicitari alla moda del periodo; il dramma è ambientato nel 1995.)
Primo
studente (spruzzandosi del deodorante sotto le ascelle)
-
Per
l’uomo che non deve chiedere…(batte il pugno sul banco) MAI!!!
Secondo
studente (sempre a mo’ di slogan pubblicitario)
-
Rafforza
lo smalto dei denti e… (soffiando sul palmo della mano)rende l’alito profumato!
Terzo
studente (dopo aver bevuto da un contenitore con cannuccia, rivolto al quarto
studente)
-
MIRA
EL DITO PEDRO!!!!
Quarto
studente (riviolto al precedente)
-
E
cosa vuoi di più dalla vita?
Tutta
la classe in coro: UN TUCANO!!!!!!
Quinto
studente (mettendosi un dito trasversalmente sulle labbra)
-
SSSSSHHHHHH!!
Tutti zitti!!! Facciamo uno scherzo al prof! (e avvicinandosi guardingo alla
cattedra, dopo avervi poggiato il suo cellulare) Facciamo squillare il
cellulare (e rivolto al sesto studente) passami il tuo , svelto!!!
Altri
studenti – Sì, sì, dai! Figo! Dai che ridiamo!!!
Sesto
studente (imponendosi, mentre il quinto studente digiterà sogghignando il
numero del cellulare posato sulla cattedra) Zitti, sennò si sveglia e addio
scherzo!
Dopo
una brevissima pausa di silenzio si udrà, dal cellulare sulla cattedra, un
suono a metà tra una sirena e una campana.
Il
prof (scuotendosi dal momentaneo torpore, si solleverà in piedi, agitandosi)
-
Aiuto!
Presto! Ai rifugi! Son tornati i bombardieri nemici! (poi, tra le risate
generali, rendendosi conto della situazione) Ehm… Scusate… volevo dire… C’è la
ricreazione!?
Settimo
studenti (armeggiando con un pacco di biscotti in mano)
-
RINCO
PEOPLE!!!
(Ancora
risate generali)
Ottavo
studente
-
Non
è ancora l’ora della ricreazione, prof!
Prof (arrabbiandosi)
-
Allora
cosa ci fate in giro? Tutti al proprio posto!
SCENA
SECONDA
(Detti
e il Bidello)
Bidello
(affacciandosi alla porta)
-
Si
può?
Prof
(andandosi a sedere e invitando ancora una volta gli studenti ad accomodarsi)
-
Certo,
signor Flavio, si accomodi. E voi, al posto, per piacere!
Bidello
(consegnando alcuni fogli che reca in mano)
-
Ci
sono due circolari, professo’!
Prof
-
Bene,
le lasci pure! Poi gliele mando in bidelle ria con uno studente!
Bidello
(prima di uscire)
-
Va
bene, ma faccia con comodo. Tanto nelle altre classi le ho già passate!
Scena
Terza
(il
professore e gli studenti)
Professore
(schiarendosi la voce e imponendo il silenzio)
-
Fate
attenzione! La prima circolare è indirizzata agli studenti, ai docenti, ai
genitori e al personale A.T.A.e ha per oggetto: “Invio dati a mezzo supporti
informatici e supporti cartacei.”
“
Si avvisano tutti i destinatari della presente in indirizzo, che codesto
istituto sarà, a far data dal prossimo 1° aprile 95, collegato alla Banca Data
del Ministero della Pubblica Istruzione. Alfine di un più sollecito disbrigo
delle pratiche amministrative che le riguardano, si invitano le SSLL a produrre
le loro istanze, richieste, segnalazioni
e domande, sul modello elettronico
di autocertificazione e su idoneo
supporto informatizzato (floppy disk, CD o missiva elettronica).
Soltanto in casi di seria e documentata impossibilità, comprovabile ovviamente
anche con apposita autocertificazione, verranno accettate le suddette istanze,
richieste, segnalazioni, domande e quant’altro, su supporto cartaceo. Cagliari,
20 marzo 1995 F.to Il Provveditore agli Studi
Prof
(prendendo in mano l’altra Circolare)
-
Tutto
chiaro?
Studenti
in coro (ironicamente)
-
Eeeehhh!!!
Studentessa
(alzando la mano)
-
Ma
prof, l’autocertificazione che comprova l’impossibilità di produrre il supporto
informatico, va fatta, a sua volta, in cartaceo oppure su supporto informatico?
Prof
(illuminandosi)
-
Brava1
Me lo sono chiesto anch’io! Potremmo proporre un quesito al Provveditore per
capirci di più! E dovremo farlo necessariamente su un pezzo di carta.
Altrimenti non riusciremo mai a dire che non siamo in grado di produrre un
floppy, o un CD, o altra diavoleria informatica!
Uno
studente
-
Cos’è
questa storia? Io non c’ho capito niente!!!
Risate
della classe!!!
Prof
(rivolto allo studente che ha parlato per ultimo) Lasciamo stare! Tu ce l’hai
il computer a casa?
Stesso
studente
-
Certo
che ce l’ho!
Prof
-
Allora
non ti preoccupare! (poi accingendosi a leggere l’altra circolare) Passiamo a
quest’altra…. Viene da Roma (scandendo la voce)
-
“
Ai presidi, ai docenti, agli studenti. A tutta la scuola!
-
OGGETTO:
50.mo Anniversario della Liberazione d’Italia.
(smettendo di leggere, ma sempre
con la Circolare in mano) Quando l’ho letta in sala professori, questa
Circolare mi ha fatto venire in mente il mio tema all’esame di maturità!
Così l’ho ripescato dal mio
archivio personale e l’ho messo in borsa. Se volete, poi ve lo leggo, visto che
siete in quinta e avete l’esame di maturità…
Altro studente (senza molta
convinzione)Se proprio vuole…
Altro studente (senza curarsi di
palesare la sua evidente scarsa attenzione)
-
Un
tema? Che tema…?
Prof
-
Poi
sentirai! Prima però leggiamo la seconda Circolare (riprende il tono di prima)
“ Approssimandosi il Cinquantesimo
Anniversario della Liberazione, si raccomanda a tutti i docenti di intrattenere
con gli studenti delle conversazioni che abbiano ad oggetto le vicende storiche
del 25 aprile 1945 e i più importanti fatti storici e politici avvenuti prima e
dopo evento, con particolare riferimento all’Armistizio dell’8 settembre 1943 e
al Referendum istituzione del 2 giugno 1946. Firmato Il Ministro della Pubblica
istruzione
(il Prof. Dopo aver firmato le due circolari appena lette) Che ne
pensate?
Uno studente
-
La
storia, ma che palle, raga…!
Altro
studente
-
Ma
lei, prof., il 2 giugno del 46, ha votato per la Monarchia o per la Repubblica?
Terzo
studente
-
Oh,
a proposito, fra un po’ dobbiamo andare a votare anche noi e non so neanche chi
cavolo votare…
Quarto
studente (al prof)
-
E’
vero che se uno non va a votare, viene punito…
Quinto
studente
-
Professore,
perché non ci dice a chi votare?
Sesto
studente(in tono disfattista9
-
Ma
chi ci vuole andare a votare….?
Brusio
degli studenti
Prof
(imponendo il silenzio)
-
Dunque,
vediamo di rispondere con un certo ordine: Punto primo, votare è un dovere non
più sanzionabile; ma è inoltre un
diritto; e anche se il momento politico non è dei più brillanti, secondo me
occorre sempre andare a votare. Almeno sino a quando non troviamo qualcosa di
meglio, teniamoci stretti questa conquista, che è stata ottenuta comunque a
caro prezzo. Anzi, direi che una delle grandi conquiste della democrazia è
stato proprio il diritto di voto. Pensate, a proposito delle elezioni del ’46,
che le donne hanno votato in Italia, per la prima volta, proprio in quella
data…
Uno
studente
-
E’
quello il famoso suffragio universale?
Altro
studente (riferendosi polemicamente alla sua precedente domanda e prima che il
prof possa rispondere alla precedente domanda)
-
Ma
lei non mi ha risposto ancora se ha votato per il Re o per la Repubblica!!!
Altro
studente (rivolgendosi con piglio al precedente)
-
Ma
non lo sai che il voto è segreto?
Prof
-
No,
lascialo parlare! Adesso rispondo (rivolgendosi allo studente polemico) Hai
ragione, ma io non ti ho risposto perché pensavo che tui scherzassi. Io ero
troppo giovane nel ’46 per poter votare. Avevo infatti solo sedici anni;
oltretutto a quei tempi la maggiore età, e quindi il diritto di voto, si acquisiva
a 21 anni!
Altro
studente
-
E’
vero! Lo dice sempre anche mio nonno!!!
Commenti
generali e chiasso in aula
Prof
(riprendendo il controllo della classe)
-
Certo se avessi dovuto votare sarebbe stato un bel
dilemma!E un dilemma ancor più grande lo hanno dovuto affrontare quelli appena
più grandi di me, subito dopo l’otto settembre del ’43! (frugando nella borsa e
ripescandovi un foglio protocollo un po’ ingiallito dal tempo ). Il mio tempa
di maturità parla proprio di questo dilemma…Se volete ve lo leggo…
Alcuni
studenti realmente interessati, a turno, cercano di zittire quelli meno
interessati.
-
Sì,
certo! Vogliamo sentirlo! Su, lo legga! Zitti! Ssshhhh…
Prof.
-
Il
titolo era il seguente: “Con riferimento
alle vicende degli ultimi anni, parlate delle difficoltà in mezzo alle quali si
è svolta la vostra carriera e dite in che modo avreste voluto potervi meglio
preparare alla vostra futura attività professionale”
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giovedì 14 novembre 2019
Donna, Curda e impegnata per i diritti umani
Hevrin Khalaf, segretaria generale del Partito Futuro siriano, nota per l’impegno nella difesa dei diritti umani e a favore delle donne è stata barbaramente uccisa.
La sua morte è correlata alla sua attività per la coesistenza pacifica fra curdi, cristiano-siriaci e arabi e contro la discriminazione di genere.
L'attivista siriana Hevrin Khalaf, si opponeva al terrorismo islamico e combatteva per il rispetto dei diritti umani e per l'emancipazione femminile.
Il Comitato per le Pari Opportunità dell'Ordine degli Avvocati di Cagliari, nel manifestare la propria viva preoccupazione in relazione a tali forme di repressione violenta, ha invitato il Ministero degli Affari Esteri del Governo italiano, il Presidente del Parlamento Europeo, l’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri dell’Unione Europea, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, i Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, il Conseil des barreaux europèens (Cebe), l’Oiad, il Consiglio Nazionale Forense e l’Organismo Congressuale Forense, UCPI ad attivarsi e ad assumere iniziative politiche e diplomatiche tese a far sì che vengano adottati provvedimenti immediati per la tutela dei diritti umani, volti ad ottenere la fine dell’invasione e dell’occupazione della Turchia nella Siria del nord e per una soluzione del conflitto, con la partecipazione e la rappresentanza di tutte le differenti comunità nazionali, culturali e religiose in Siria.
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martedì 5 novembre 2019
Nell'Olimpo dei poeti
A volte anche i poeti hanno
bisogno di un’iniezione di autostima e di orgoglio.
E’ quello che ho provato nel leggere che la mia nuova silloge
poetica “Gli Arcani Maggiori” si trova al 37.mo posto in una speciale classifica di Amazon
dei libri di poesie più letti.
Sono andato a scorrere la classifica Amazon dei poeti e nei
primi cinquanta titoli dei libri di poesie più letti ho trovato
Omero, Dante Alighieri, Leopardi, Shakespeare, Whitman, Baudelaire, Garcia
Lorca, Pavese, Alda Merini, Neruda e tanti altri bravissimi poeti. e al
trentasettesimo posto c’ero davvero io, con il mio libro “Gli Arcani Maggiori”.
Ho provato una grande emozione, ma anche un grande orgoglio per
essere stato inserito, almeno per una volta, nell’Olimpo dei poeti.
https://www.amazon.it/Gli-Arcani-Maggiori-Versi-liberi-ebook/dp/https://www.amazon.it/Gli-Arcani-Maggiori-Versi-liberi-ebook/dp/B07Z287HMN
martedì 15 ottobre 2019
La notizia e l'ignoranza
Ho notato che spesso le notizie dall'estero vengono riportate in Italia in maniera imprecisa. In particolare, in questi ultimi mesi sto seguendo le vicende della Brexit, in parte per interesse professionale, in altra parte per motivi personali. Questi giorni scorsi, mentre seguivo delle notizie su un programma Rai, è stata annunciata con grande enfasi una dichiarazione della regina Elisabetta Seconda d'Inghilterra, secondo la quale il Capo dello Stato Britannico avrebbe dichiarato che dopo l'uscita del suo regno dall'Ue, i cittadini europei avrebbero potuto tranquillamente continuare a risiedere in Gran Bretagna. Presentata così la notizia é fuorviante e distorsiva, frutto di una superficialità tipica dei giornalisti Rai, che forse sarebbe il caso di selezionare per criteri meritocratici. A ben vedere la notizia assume un altro significato, se si pone attenzione al fatto che la regina, in apertura delle nuove sessioni parlamentari, legge un discorso che non è suo (la regina regna ma non governa), ma in realtà é del capo del governo (anche quando questi sia un capo minoritario e pronto alle elezioni anticipate in ogni momento buono). Insomma, a sentire la notizia sembrava che la regina avesse preso una posizione politica definita, mentre in realtà, a parlare era il suo primo ministro Boris Johnson. Ma noi che paghiamo il canone, non ci meriteremmo un servizio più attento e scrupoloso, da questi giornalisti ben pagati e ben protetti dal posto fisso?
Per contro abbiamo nella RAI anche dei grandi professionisti, come Lucia Goraci, che sta seguendo per noi le tristi vicende dell'ennesima guerra mossa in Siria dal sultano Erdogan, aiutato da altri potenti di turno, come Trump e Putin, che praticano il gioco della guerra sempre e solo sulla pelle degli indifesi e dei deboli.
domenica 29 settembre 2019
M'arregordu - 10
M’arregordu candu fiu in terza media, ca intzaras cumintzamu a castiai is piccioccheddas, e bisamu avatu de is femias de su cinema e de sa televisioni.
A s’ora si cumintzanta a bi’ is primus minigonnas; is beccius narànata ca fianta totu’ bagassas cussas eguas de sa televisioni a coscias in foras; nàranta ca in bidda ci fiada stetiu un omini chi hiada arrembrottau a sa filla, chi obiada bessiri in pratza in minigonna crutza, cun igustus malus fueddus: ” Tocca, bai e cuadì cussas coscias, ca faisi arrettai a mei, it’had’essi a sa genti allena!” e d’hiada fatta torrai aintru a si cambiai sa gonna.
No sciu chi su contu sia’ berus o mabesa de sa genti, ca inventàda contus po arrì in pratza (e custu sutzedia da prusu aprimasa, candu sa genti ancora andàda in pratza a ci passai s’hora) ma su contu, berus o frassu chi siada, dimostrada ita pentzada sa genti de sa modernidadi e de s’emancipatzioni de is feminas.
Fiada intrendi a s’ora sa musica psichedelica e is cantantis e is musicistas de is complessinus fianta genti differenti de nosusu: nosusu festus ancora antigus, attaccausu a su Connotu, a s’antiga, cussus, ominisi e feminasa, hianta giai sciorroccau is murus de s’inibitzioni e bivianta s’amori liberu, rapportus sessualis senz’e si coiai, sessu de gruppu e totu su chi bieusu oyndì, me is giovanus de oy, ci fiada giai me is giornalis, me is giornalettusu, me is fotoromanzusu e a su cinema.
E nosu, is picciocchedduas, bisastusu de feminas liberas, prontasa a fai s’amori cun nosu senz’e domandai contusu o istorias de fidantzamentu o de coja.
10. continuada…
sabato 14 settembre 2019
Storia vera di un eroe garibaldino
Capitolo Terzo
19 giugno 1860
Le truppe borboniche lasciano Palermo
Il
fuoco nemico sulla mia spalla si è già spento, ma non sì è spento il fuoco che
ci infiamma il cuore per Garibaldi e per l’auspicio di un’Italia libera dal
giogo degli stranieri. Quel fuoco aveva incominciato ad infiammarmi il cuore
sin dai tempi in cui frequentavo i corsi degli Scolopi a Trapani.
Adesso
sono a Palermo anche io. Dopo avere riposato un po’ sulle retrovie, per
rimettermi dalla ferita (che, a sentire il medico, si è rivelata meno grave di
quanto non apparisse in un primo tempo; e questo perché la pallottola è uscita
miracolosamente dall’altra parte, senza toccare l’osso) ho raggiunto il resto
delle nostre truppe.
Appena
giunto nella capitale Garibaldi mi ha voluto incontrare al Palazzo Pretorio,
dove si è già insediato da Commissario plenipotenziario. Mi abbraccia alla
presenza del suo stato maggiore: è un’emozione sentirlo parlare, rivolto
proprio a me; parla con un accento curioso; capisco che mi loda e che mi
ringrazia ma vedendomi ammutolito (a causa dell’emozione) pensa che io non
abbia capito; La Masa, richiesto dal
generale, mi comunica con orgoglio e
soddisfazione, che sono stato promosso sottotenente e che lui mi deve
considerare un suo aiutante di campo nella Quarta Compagnia, quella dei
Cacciatori, per insegnare agli altri picciotti come si diventa un vero
garibaldino sul campo. Ma io avevo capito benissimo. E’ che mi sembrava troppo
bello per essere vero.
Gli
accenti più diversi, mi sono diventati subito familiari. Come ufficiale, quando
non siamo sul campo di battaglia, frequento di diritto gli ufficiali delle
altre compagnie: la maggior parte sono di Bergamo, di Milano, di Como, di
Pavia, di Brescia; in realtà son soltanto le frasi idiomatiche ad essere di
difficile comprensione: quando si parla a mensa o nei circoli improvvisati che
noi ufficiali istituiamo all’occorrenza, si parla l’Italiano e ci si capisce a
perfezione.
Nessuno
mi fa sentire a disagio: eppure non mancano i laureati in filosofia e in
lettere, gli avvocati, i medici, i matematici,
gli ingegneri e i maestri; non si parla tra di noi solo di battaglie, di
donne e di musica (a proposito il Generale è rimasto incantato dalla mia voce;
mi ha sentito cantare alcune di quelle diverse arie che avevo studiato in
collegio quando mi era venuto il ghiribizzo di fare il cantante; è un grande
esperto ed appassionato di musica e di arie antiche).
Tra
di noi si parla anche della Scienza
Nuova di Gian Battista Vico, delle nuove idee sull’idealismo romantico che
questi miei speciali compagni d’armi padroneggiano e molti ne hanno avuto
l’animo conquistato e mi parlano anche di poesia e letteratura, trattandomi da
pari a pari. Io cerco di elevarmi quanto più posso e leggo tutto quanto mi
capita per le mani. Naturalmente quando non sono in campo.
Siccome
tra noi ci sono alcuni religiosi di carriera (frati e sacerdoti, alcuni, mi è
stato detto, partiti con il Generale sin dal porto di Quarto; altri, come si
intuisce dall’accento, unitisi a noi nell’isola), a volte si formano nelle
discussioni due partiti: quello clericale, che difende la Chiesa e la considera
alleata della rivoluzione per l’Unità d’Italia; e quello anticlericale (del
quale faccio parte anch’io), che invece vede la Chiesa e il Papa, in
particolare, come un ostacolo all’azione di Garibaldi.
Un
giorno uno del mio partito, più acceso degli altri nel dibattito, chiese in
malo modo a Padre Luigi (un religioso che si è conquistato fama di uomo dalle
idee libertarie), se fosse più grande il Papa o Garibaldi.
Quell’uomo
di chiesa e di lettere mostrò tutto il suo valore con la risposta che seppe
dare al mio esagitato compagno, senza peraltro scomporsi.
Rispose
Padre Luigi che Gesù Cristo mise Pietro a capo della Chiesa per perpetuare i
valori del Vangelo e della Fede ma che poteva ben darsi, e la Storia lo aveva
mostrato altre volte, essendo la Chiesa fatta di uomini, che l’uomo della
Provvidenza si trovi ad indossare una camicia rossa, invece di una tunica
bianca; e che spetta all’intelligenza ed alla sensibilità degli uomini
discernere quale dei due sia degno d’essere seguito.
Non
so se fu un caso, ma il giorno dopo Garibaldi si inginocchiò nella Cattedrale
durante la Messa, e dopo avere ricevuto la benedizione del celebrante, tenne un
grande discorso dei suoi, sulla bontà di Gesù e della Sua Parola, e
sull’importanza di essere uniti, tutti gli Italiani, nel nome di Gesù Cristo.
Anche
a Palermo la fortuna ha arriso il mio grande generale e la sua spedizione
avventurosa. I soldati borbonici, dopo che gli abbiamo dato battaglia rione per
rione, casa per casa, aiutati in tutto e per tutto dalla popolazione civile,
hanno firmato l’armistizio, lasciandoci padroni di Palermo.
Il
mio generale è osannato per le strade come un vero liberatore. E tutti noi ci
accorgiamo di essere circondati dall’amore e dall’affetto dei palermitani.
Per acquistare il romanzo sulla vita di Gaspare Nicolosi vai su Amazon oppure al link qui di seguito: https://www.amazon.it/dp/B07X8BVL7S
mercoledì 28 agosto 2019
Tutte le mie commedie
Per i tipi di Amazon è uscito il Volume Primo delle mie commedie.
Seguiranno altri tre volumi: altri due per le opere in lingua italiana, il quarto per le opere in lingua sarda (mentre, sempre con Amazon ho già pubblicato alcune delle commedie scritte in lingua Inglese).
In questo Primo Volume pubblico le seguenti commedie in lingua italiana: I Reduci -L' HIV come la peste- Sandali nella Polvere - Big Brother School.
Sono state tutte scritte nell'ultimo ventennio e rappresentate nella scuola dove ho fondato la Compagnia Teatrale "Mattei".
Non credevo di avere scritto così tanto. Ho sentito il bisogno di raccogliere queste commedie in maniera organica, così come ho fatto per la mia opera poetica monumentale "Il Poema della Creazione" (raccolta in sette volumi, di cui quattro già pubblicati e tre in via di pubblicazione), per le poesie in versi liberi (già pubblicati in lingua inglese e in via di pubblicazione quelli in lingua italiana e in lingua sarda) e, infine, per le opere di narrativa ( otto romanzi, due racconti lunghi e 16 racconti brevi in via di pubblicazione).
Chi volesse approfondire può farlo attraverso il link sottostante:
https://www.amazon.it/dp/1688877061
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domenica 7 luglio 2019
L'Intrigo ovvero Sa Trassa
Una farsa campidanese, in lingua sarda, che venne da me allestita in veste di autore-attore-regista nella scuola dove avevo fondato una Compagnia Teatrale per insegnare agli studenti come vincere la timidezza e per combattere la dispersione scolastica.
Adesso si chiama "L'Intrigo".
Infatti, su invito di un gruppo di amici molto speciali, ho accettato la sfida di tradurla in lingua italiana e di allestirla a livello amatoriale e per beneficenza (l'incasso verrà devoluto ai volontari dell'ospedale Oncologico Businco di Cagliari).
La rappresentazione avrà luogo in Cagliari, all'ex Vetreria di Pirri, in via Italia, alle ore 20,00 del 13 luglio 2019.
domenica 2 giugno 2019
Londres para siempre
Capitulo Decimo
El tiempo siguiò impredecible y caprichoso. En algún momento, a caballo de Medio Aosto, pareciò que el verano no había decidido todavìa darnos su adiós para el próximo año, cuando un impenetrable manto de oscuras nubes escondió el sol a nuestra visión, y el cielo dejò caèr violentos aguaceros entremezclandolos con unas lluvias finas y insistentes.Las mañanas soleadas, con gritos de los niños juguetones en los parques ahonde no era tan raro ver los londineses quitarse la ropa para calentarse al sol, parecían ahora una memoria distante.
Fue como el final de un sueño. Mi alma siguió la evolución del tiempo, convertiendose repentinamente caprichosa e irritable, mientras que mi cuerpo estaba envuelto en un manto de vacío irreal, al punto que una vez, despertandome despues de una inusual siesta, observando el cielo desde la ventana de mi dormitorio, me pareciò que llegava un otro dìa e ya me iba a preparar como si fuera por la mañana .
Duró varios días y, cuando no estaba lloviendo, el cielo amenazaba, con su sombrío y con un gruñido desfavorable nada bueno.
Y los que regresaban de las vacaciones lamentaban el sol y el mar de Malta o de las Islas Canarias o Baleares y los que todavía tenían que ir con días que los separaban desde el principio de las vacaciones, con la esperanza de que al menos más allá del canal el sol no hubiera convertido tan tacaño y arcano.
Pero nosotros, lo que fuimos allà antes y que permanecimos aquì después, nos regocijemos sobre todo cuando de repente, una mañana, sin que los periódicos y la televisión lo hubíesen anunciado, incluso contra sus propios pronósticos, el sol saliò de las nubes oscuras del cielo, trajendo la esperanza y la alegría en nuestros corazones.
Todos reasumieron como antes. –“Te lo dije! "– exclamaba Terry fuera de la camioneta, mientras que reasumieva con la dura ronda de suministros. Ketty, el Gerente de la tienda de suvenires, que se alternaba con Abraham en la dirección, volviò a ser jovial y despreocupada.
Tal vez porque anteriormente eran camuflados en la atmósfera oscura, pero con el regreso del sol, empecé a notar en la Plaza, cada vez más numeroso, un grupo de teddy-boys.
Los teddy-boys eran fácilmente reconocibles por sus atuendos distintivos: zapatos negros con suela de goma y el talón de la misma altura y con cordones rojos; negros tambien los pantalones, tobillos estrechos, chaquetas pantalones casi de la misma tela en los muslos, con rojo corte clásico, botones y solapas, en seda negra, camisa del mismo color, al que estaba parado hacia fuera, sujetado del cuello por una tapa del botón del perno prisionero en metal blanco, un lazo de cinta roja fina.
Llevavan su pelo siempre perfectamente pulido y engrasado, peinado a cepillo, no demasiado largo en su cuello, mientras que sus patillas se alargaban gradualmente, hasta la mandíbula. En resumen, muchas copias anónimas del famoso Elvis Presley. Tomados uno por uno, también podrían ser buenos, sino como un grupo a veces se volvìan violentos y a menudo armados con cadenas, bastones y cuchillos, cuando su estado de ánimo los tomava hasta hacer tonterias.
Me habían dicho que a menudo introducian en sus regazos de los incautos en busca de amistad y compañerismo y, después de los haber hechos beber y divertirse, los masacraban a la muerte, por puro placer.
No sé si en Leicester Square se produjeron en una ruta regular o si llegaron allí a la aventura, el hecho es que mientras que antes veía a alguien muy raro, ahora, algunos días, invadieron la plaza en grupos de cinco, seis y a veces incluso más miembros, entre los que siempre había alguien que tenía una grabadora o una radio que propagaban a la misma música que veinte años antes había marcado la división entre la vieja y la nueva frontera del movimiento rock, sino que ahora, especialmente después de la muerte del gran cantante de Menphis, sonaba aburridora, rancia y anticuada.
Un odio profundo y oscuro opusiera a estos chicos contra a los Punks fantasiosos y excéntricos y provocativos sado-masoquista, rivalidad que diò lugar de vez en cuando en furiosas peleas, resueltas solamente después del recibo de la policía que tomaba a los más canallas de ambas facciones, convencendolos apropiadamente con algunos golpes bien asignados a desistir de esas reuniones violentas.
Las mujeres de su gira se distingueban solamente porque estaban junto a los "cuervos rojos" (como alguien los llamaba a esos pintorescos y divertidos personajes, atemporal y sin mucha personalidad), porque de lo contrario, en aparte de algunas excepciones, no tenían ninguna ropa que las distinguese.
Usaban normalmente de ubicuos jeans, zapatos de tacón negros, chaqueta de cuero y camisa blanca.
De hecho no sé si fuera correcto de llamarlas “teddy girls”, aunque esto podría ser un nombre muy apropiado para aquellas que compartían gustos musicales y sentimientos con los teddy-boys.
Cuando una de ellas vino a comprarme un helado de crema, me llamó la atención por su elegancia con encanto, y no me quise perder la oportunidad de conocerla. Desde las primeras palabras que pronunciò, notando las olas de luz en sus ojos, mi espíritu fue atropellado por un etéreo actual de vibraciones pulsantes y me pareció que nuestros corazones vibraran al unísono.
Era como si un invisible cortina hubiese envuelto en una parábola suave de sonidos nuestros dialogos, y penetrando en nosotros sin ningún intermediario, nos había envestidos, como si por arte de magia, en una corriente que marchaba compulsiva entre dos polos. Otras veces me habìa occurrido de notar esta mecánica con los clientes ocasionales: era como un flujo mágico de energía vital.
Fue cuando le pregunté, intempestivamente, a salir conmigo alguna vez, que se rompió el encanto y la muchacha parecíò volverse, de un golpe, a su realidad ordinaria.
Ella respondíò a mi invito con un parpadeo de miedo en sus ojos, diciendo que su novio era uno de los líderes de los teddy-boys y celoso y violento como era, podríamos arrepentirnos de cualquiera acciòn contra a él.
En mi exuberancia joven e imprudente, fui, tan listo y sincero en mi respuesta y le dije que ni su novio ni su banda de 'cuervos', en aquel momento podian preocuparme, tan fuerte era lo que sentía para ella.
Tuvo que darse cuenta de eso, Liz, en cuyos ojos re-encendiò por un momento la energia intensa y suave que me había pillado antes. ¿A pesar de eso pronunciò en tono pero genérico “? puede ser, quién sabe? “', y saludando con la mano diò vuelta y se alejò rápidamente. Y sentí dentro de mí una fracción infinitamente pequeña de mi tiempo morir e yo sabía en ese momento que nunca habrìa jamas vuelto a verla otra vez.
10. continùa...
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