venerdì 5 settembre 2025
Il manuale del perfetto orologiaio
lunedì 25 agosto 2025
Scrigno di memorie
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Questo libro è scritto quasi interamente in lingua sarda campidanese.
giovedì 21 agosto 2025
Dominazione spagnola e lingua sarda
giovedì 14 agosto 2025
Memorie di scuola
Quando ci dava i temi da svolgere (roba semplice, da bambini di seconda elementare) soleva premiare il migliore con una caramella di menta o d’anice. Erano delle caramelle strette e lunghe, avvolte in una carta verde e plasticata. Le ho riviste da poco, ma ovviamente non hanno lo stesso sapore di un tempo.
Il maestro Serra ci insegnava anche la bella grafia. Una volta mi portò in giro per le altre classi a mostrare come io vergassi la lettera “f”. Più che una “f”, la mia lettera minuscola della parola “fieno” pareva una vespa dal ventre gonfio; il maestro Aventino era così sorpreso dalla mostruosità di questa mia lettera che forse, portandomi in giro per le altre classi, voleva scoraggiare gli altri scolari dal commettere lo stesso abnorme errore. Forse.
Non saprei dire neanche oggi. In qualche modo mi fece sentire protagonista: nel bene o nel male non saprei davvero.
Di quell’anno scolastico 1961-1962 ricordo le canzoni di Mina, di Celentano, di Rita Pavone e di Fred Bongusto.
A Giorgino, a chiusura della colonia estiva, vennero organizzati una partita di calcio e un concorso canoro. Al concorso canoro arrivai secondo cantando la canzone “Una rotonda sul mare” di Fred Bongusto (il primo premio me lo strappò un ragazzo che cantava “Viva la pappa col pomodoro” di Rita Pavone, che allora spopolava in TV con Gian Burrasca).
Mentre alla partita di calcio la mia squadra perse perché “Truciolo” (purtroppo ricordo solo il suo soprannome), all’ultimo minuto, mi fregò la palla che stavo per infilare in rete e segnò dall’altra parte; ho dalla mia la scusante che giocavamo a piedi nudi e sulla sabbia.
venerdì 1 agosto 2025
Memorie di scuola
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Seconda Elementare
Anno scolastico 1961-1962
In seconda elementare ci
aspettava il fiocco celeste.
Invece a novembre arrivò la piena
del fiume Mannu. La nostra casa, con negozio annesso, fatto di mattoni crudi
(il famoso mattone chiamato in Sardo “ladiri”, un composto a crudo di
argilla frammista a paglia), fu invasa dall’acqua.
Ricordo ancora la notte che le acque del fiume invasero la parte bassa del paese: una fila interminabile di ombre, più che di persone, di ogni età, una dietro l’altra, si recavano in processione verso la parte alta del paese; la notte avremmo trovato rifugio nell’asilo comunale di via Renzo Cocco (magistrato e illustre compaesano); io ero con mia madre, che aveva in braccio mio fratello Alessio e che forse era già incinta di Gioachino (con Pina sarebbero stati gli ultimi tre figli di una catena di undici anelli, nati nell’arco temporale di 22 anni); gli sfollati invocavano San
Biagio (il santo patrono del
paese), ma anche Santa Barbara e San Giacomo (protettori, in coppia,
delle genti sotto la tempesta), qualcun
altro invocava sant’Isidoro; mia madre era devota della Madonna ed alle
sue cure si affidava con fiducia e devozione anche in quell’occasione, come
tante altre nella vita (comprese le ultime tre maternità, severamente
sconsigliate dai medici ma da lei volute con assoluta convinzione), così intonò
con le pie donne del paese l’Ave
Maria in Sardo (Santa Maria, mamma de Deusu, prega po nosatrus peccadoris…).
E mentre pregava mia mamma, allora incinta del penultimo dei miei fratelli e con in braccio il terzultimo, guidava i più piccoli di noi verso l’asilo (uno dei ricoveri allestiti per gli sfollati, che si trovava appena sopra il cinema di Vittorio, dove la domenica gli uomini, con 100 lire e i ragazzi con sole 50 lire potevano assistere alla proiezione dei film di Ursus, di Ercole o di Ringo prodotti a Cinecittà; oppure a quelli di Joselito o di Cantinflas, freschi dal Messico, ma doppiati in lingua italiana).
Mio padre, come tutti gli uomini,
era rimasto indietro, aiutato dai figli più
grandi, per salvare il salvabile.
Tra il salvabile mio padre aveva
incluso, oltre alla merce e agli attrezzi da lavoro, messi al sicuro nel piano
superiore della casa, anche le galline, che allora erano ospitate nel pollaio
dello sterminato orto che si estendeva dietro la nostra casa (cinque dei miei
fratelli vi hanno in seguito edificato ampie case singole, con annesso giardino
di 300 mq; ed esiste ancora la vecchia casa padronale, con 400 mq di giardino
annesso).
Ma purtroppo le galline morirono tutte; mio padre tentò di cucinarle, spacciandole per galline di macelleria, ma il loro sapore era così disgustoso che dovette mangiarsele praticamente da solo, perché tutti ci rifiutammo di mangiarle; per punizione ci cucinò le fave ” a macco”, delle orribili fave secche, cucinate con bietola selvatica che a me non piacevano per niente (solo venti anni dopo scoprii di essere carente di un enzima, il G6PD mi pare, che praticamente mi rendeva fabico, intollerante alle fave, con pericolo di morte in caso di consumo).
A salvarmi dalla carne delle
galline morte annegate e dalle fave a macco ci pensò il Comune.
Per alleviare le famiglie colpite
dal disastro ambientale i bambini di seconda elementare furono avviati in una
sorta di colonia invernale organizzata a Giorgino dalle ACLI. Fu lì che conobbi
il maestro Aventino Serra.
Il maestro Serra ci voleva bene.
Era un vecchio maestro, di quelli di una volta.
continua...
mercoledì 16 luglio 2025
La cultura e la lingua sarda non devono morire
domenica 13 luglio 2025
El Nuevo Cancionero
https://www.libraccio.it/libro/9788833438498/salvatore-ignazio-basile/el-nuevo-cancionero.html
El
sol sobre las Cinco Tierras-
Yo sé que tú estás allí
donde el sol brilla
sobre las Cinco
Tierras
mientres las
vueltas del mar
se quedan susurrando en la orilla.
Yo lo sé
porque tanto me dijiste sobre ellas
y sé que tu has ido para allí
por siempre
Aunque cuando tu lavaste mis pies, ese día en Londres,
¿te acuerdas? Yo no entendì
pero ahora yo sé,
quien tu fuiste,
yo sé quién tu eres,
allí , donde el sol brilla,
sobre las Cinco Tierras.
lunedì 7 luglio 2025
El Nuevo Cancionero
https://www.unilibro.it/libro/basile-salvatore-ignazio/el-nuevo-cancionero/9788833438498
Mi
Mantra
Mi mantra me lleva lejos
fuera de las diarias fronteras
del espacio físico circundante:
y me parece tan diferente y engañosa
la concepción ancestral del mundo,
cuando la mente se establece
en puntos indistintos sin forma y sin color
ahora ahogando en ellos, felizmente inconsciente,
y persiguendo las golondrinas
a lo largo de los pasillos de sonido
que ellas trazan por
el aire,
perdido en sus
cantos
que nada explican al intelecto humano
y todavía aligeran
su mente inquieta.
Y mientras el mundo recupera
sus formas habituales,
una duda resurge lentamente a la superficie:
si no fuera mejor para nosotros descubrir
cómo estamos conectados a la naturaleza
antes de buscar nuevos mundos,
remotos y distantes!
En
Cerdeña 1985
Su mantra
Su mantra de s’anima mia
inchieta
Mi pòtada attesu
Aforas de is lacanas
connotas
De su spatziu fisicu
arredeu
Y mi paridi diferenti e trampadora
S’idea antiga de su
mundu,
candu sa menti s’istanziada
in puntus indistintus
chene forma, ni colore,
a trattusu affoghendi in issus,
diciosamenti dissestadu
sighendi is arrundibisi
me is arrastrusu de sonusu
ch’issas imprentanta me in s’ aria
perdiu me is cantus
ca nudda spieganta a sa humana intelligentsia
eppuru alligèranta
sas mentis inchietasa!
E in s’interi ca su mundu
Tòrrada a pigai
is formas connotas
Un aèrru appìllada apagu:
chi no sìara mellusu po s’omini
scoberri cumenti siausu armìnzusu
a sa Natura
nantis de xicai mundu’
nousu
remotus e tejànus!
domenica 29 giugno 2025
El nuevo Cancionero
giovedì 12 giugno 2025
Memorie di scuola
https://www.amazon.it/dp/B0D7TGK2TJ
martedì 27 maggio 2025
Sa coja proibida
https://www.amazon.it/dp/B0F1PTM955
Sa
coja proibida
Personaggi
Raimundu
Muliaches = capo degli orrolesi
Maria
Piras= moglie di Raimundu
Iroxi
Muliaches = figlio adottivo di Raimundu Muliaches e di Maria Piras
Chircantoni
Bonu= Braccio destro di Raimundu Muliaches
MariAngela
e Bruna= cameriere in casa Muliaches
Bartolomeo Fele= capo dei Nurresi
Adelasia
Zizi = moglie di Bartolomeo
Leonora
Fele= figlia di Bartolomeo Fele e di
Adelasia Zizi
Baillu
Carcangiu= Braccio destro di Bartolomeo Fele
Giuanni
Devotu= giovane pastore bittese innamorato di Leonora
Don
Siraxiu= Parroco di Nurri, confidente di
Adelasia
Bissentica=vecchia cameriera vestita
di nero dei Fele
Mialina=giovane cameriera aiutante di
Bissentica
Gonaria= cuoca in casa Fele bene in
carne
Invitati
alle feste
Tre
giocatori alla Morra in osteria= amici di Giuanni
Breve Sinossi: L’azione
inizia alla vigilia di Ferragosto in un periodo indeterminato del secolo ventesimo, tra la prima
e la seconda guerra mondiale e si conclude a settembre dello stesso anno tra Nurri
e Orroli, nel bosco de “Sa Penitenzia”, a metà strada tra i due paesi. Due
famiglie rivali concordano un matrimonio per la pace. I Fele di Nurri hanno una
figlia Leonora e decidono di darla in sposa al figlio dei Muliaches, Iroxi.
Nessuno sa che essi lo hanno avuto in segreto da un convento dove il bimbo era
stato affidato dalla mamma, una ragazza madre di Nurri che ha partorito in
segreto. Questa ragazza è Adelasia Zizi, moglie di Bartolomeo Fele. Il giorno
del fidanzamento Adelasia riconosce la bisaccia nella quale aveva riposto il
suo bambino con sette monete d’oro, come compenso per le suore del convento.
Per evitare l’incesto Adelasia con l’aiuto del suo confessore don Siraxiu convince
Giuanni, innamorato da sempre di Leonora, ad interrompere le nozze, opponendosi
al matrimonio. Adelasia sceglierà di morire per espiare il suo peccato e
mantenere la pace faticosamente raggiunta.
Scena
Prima
(Nella scena Prima tziu Raimundu
Muliaches canta la sua aria. La scena appare essenziale. Due porte ai lati. Un
tavolo e quattro sedie al centro. Una caraffa di vino e alcuni bicchieri
adornano la tavola).
Po
sa paxi
(Aria
di Basso/Baritono)
Appu
passau una vida intera
In
gherra cun cussus de Nurri
E
immui chi seu becciu
Bollu
portai sa paxi
In
su coru miu e po sa genti mia de Orroli
Alloddu,
bastasa cun sa disamistade
Bastasa
de bardanasa e furas
Mostamos Orrolesusu sa balentia
In
su traballu e in sa paxi!
Scena
Seconda
(Entra
in scena tziu Bartolumeu Fele)
Tziu Bartolumeu: ‘Eni
nau, Raimundu! E po passai de su nau a su fatu c’hiad’ a bolli una bella festa apaxiadora!
Tziu Raimundu:
Po fai una bella festa bisongiada a bocciri unu vitellu grassu!
Tziu Bartolumeu:
E su vitellu grassu si boccidi po is festas mannas!
Tziu Raimundu:
E una coja esti a casu una festa manna?!
Tziu Bartolumeu: Deu
no tengiu fillus mascus pero tengiu una vitella de latti abilli a fai cuntentu d’ognia mascu.
Tziu Raimundu: Su
fillu mascu du tengiu deu.
Tziu Bartolumeu:
Filla mia si tzerriada Leonora.
Tziu Raimundu:
E fillu meu si tzerriada Iroxi.
Tziu Bartolumeu:
E intzaras buffaus a sa coja de Iroxi
cun Leonora.
Tziu Raimundu
(riempiendo due bicchieri di vino): A sa coja e a s’amistade!
Tziu Bartolumeu: (levando
il suo bicchiere): Prosit!
(Si concorda il loro matrimonio)
Scena
Terza
(La scenografia è
l’arricchimento di quella precedente. Prima entreranno in scena la padrona di casa Maria,
accompagnata da Chircantoni che
allungherà il tavolo e porterà delle altre sedie; quindi entreranno in scena le
cameriere Bruna e Mariangela che porteranno le vivande.
Infine entreranno in scena gli altri invitati, tutti della famiglia
Muliaches)
Maria Piras (consegnando a ciascun bambino un cavallino di
formaggio fresco):
Pappai e buffai picciocchedus! Tottu a manu teneis casu e pani in cantitadi. E is mannus buffinti
su binu e pappinti sa petza! A sa salude!
Tziu Raimundu (levandosi in piedi): A sa saludi de Iroxi nostru e de sa
paxi!
Tutti gli adulti presenti si levano in piedi e gridano in
coro: Prosit!
Tziu Raimundu: Iroxi, se’ prontu a patì po s’ Assegurongiu?
Iroxi: Seu pronto a fai paxi. Si babbu miu d’hat ditzidiu esti cosa bona!
Chircantoni (in tono malizioso): E apustis t’had a toccai a
incosciai a sa vitella Nurresa!
Tutti i presenti rideranno!
Tziu Raimundu (proponendo un altro brindisi): A sa vitella Nurresa!
Tutti i presenti risponderanno: Prosit!
Chircantoni (estraendo un coltello a serramanico molto
elegante): O Iroxi, pro
su cojuonzu ti ‘ollu arregalare custa fiammante leppa pattadina chi appo
comporadu po tui a sa festa de Santa Caterina. Cun custa tui has a porri pintai
cannugas po sa figu morisca e crocorigas po su binu e po sa bella Nurresa!
Iroxi (accettando il dono e consegnando una moneta): E deu da pigu, ti torru gratzias e ti
donu unu scudu po sa malajana e su fatunzu!
Chircantoni (intascando la moneta): A moti is bruscias e is cogas!
Tutti i presenti grideranno: A moti!
Tziu Raimundu: E candu andausu po su
Cojuonzu, Chircantoni?!
Chircantoni: Heus fissau cun i’ Nurresusu oy e totu, a s’intrìchinu!
Tziu
Raimundu (guardando il suo orologio da tasca): Intzandusu es mellus chi s’incammineus, nantis chi
iscurighidi!
Maria
(levandosi in piedi rivolta alle donne): E nosu sparicciausu sa mesa!
(Calano le luci, gli uomini escono e le donne faranno
sparire vivande e arredi. Gli uomini usciranno a sinistra e le donne a destra;
con le luci abbassate una parte delle stesse donne, prima di uscire,
allestiranno la scenografia per la Quarta scena che rappresenta il salotto dei
Fele; i Muliaches, tuttavia, rientrando da destra, troveranno uno schermo di
legno dietro il quale si celano la
scenografia e Tziu Bartolumeu Fele con Chircantoni
Bonu che riceveranno gli Orrolesi in viaggio).