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Non c’era niente di più
stressante che un processo sommario, fatto fuori dalle aule di un tribunale,
pensò il commissario avviandosi verso la sede della Questura. Come certi
programmi televisivi che andavano di moda, infarciti di sedicenti esperti e
improvvisati criminologi, dove si ricostruivano i processi più eclatanti e
recenti che, a prescindere dalla loro evidente e oggettiva complessità, non
sembravano trattenere il pubblico da giudizi tanto sommari e superficiali,
quanto azzardati e fuori luogo.
Neanche il tempo di
finire la sigaretta ed era arrivato in Questura. L’edificio che la ospitava si
trovava proprio dietro il Palazzo di Giustizia, come se i tecnici del Piano
Urbanistico avessero voluto farne un presidio di protezione e retroguardia.
Il commissario spense la
sigaretta sotto la scarpa prima di imboccare la scalinata in travertino che
portava all’interno della Questura.
Il piantone lo accolse
accennando un saluto militare.
Il suo ufficio era al
primo piano, e le ampie finestre si affacciavano proprio su uno degli ingressi
secondari del Palazzo di Giustizia. Sulla sinistra era visibile anche
l’ingresso delle ex scuole magistrali, che adesso ospitavano il liceo
socio-pedagogico, o qualcosa del genere.
Ripose, come al
solito, i giornali in un cassetto della
scrivania e si accomodò nella sua poltrona.
Ma sei nuovi fascicoli
con altrettanti casi di omicidio, recenti e ancora da risolvere, lo aspettavano
all’interno dell’armadio di sicurezza. Li prelevò e li ripose sul ripiano della
scrivania. I due fratelli trovati morti nelle campagne di Settimo San Pietro.
La prostituta strangolata sul litorale di Giorgino. Un corpo privo di arti e
mutilato dalla voracità dei pesci restituito dal mare. Il matricidio,
probabilmente per colpa di un tossico esasperato dall’astinenza e dalla mancanza
di soldi per acquistare la dose, il quale però si era dileguato chissà dove. Due
ennesimi femminicidi, presumibilmente già chiusi. Uno con il suicidio del
marito colpevole, l’altro con la costituzione dell’autore che si era
autoaccusato dell’omicidio.
Nella consueta riunione
settimanale del venerdì si era deciso con i suoi collaboratori, l’ispettore Zuddas e il sovrintendente Farci,
di cominciare a svolgere delle indagini raccogliendo a verbale delle
informazioni e altre possibili prove, per ricomporre le vicende criminose in un
quadro investigativo coerente e comprensibile.
continua...
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