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Donato
mi distolse con una pacca sulla spalla.
-
«Ce
l’hai fatta a venire! Non startene qui tutto solo! Giampiero è di sopra ! Sarà
contento di vederti. Ci sono anche altri amici!»
Gli
sorrisi, grato che mi avesse levato dall’imbarazzo di quella mia solitaria
postura. Mi disse di seguirlo in cucina e poi ci avviammo insieme per le scale
che portavano al piano superiore.
Dal
corridoio imboccammo l’ultima porta a destra.
-
«Guarda
chi c’è!» – disse Donato entrando.
Tutti
i presenti si voltarono verso di me salutandomi cordialmente. Nella stanza
c’erano due coppie di letti a castello, uno a destra e l’altro sulla parete di
sinistra. Io mi sedetti sul letto basso di sinistra. Giampiero lo notai
soltanto dopo che mi ero seduto, quando si fece largo tra quelli che lo
attorniavano, allungando il braccio verso di me, sporgendosi dalla branda di
fronte alla mia, dove se ne stava comodamente disteso.
-
«
Tieni, fuma!» – mi disse porgendomi una
sigaretta di anomale proporzioni. – « E’ roba forte e buona, come voi Sardi!»
Senza
tentennare aspirai una rapida boccata come avevo visto fare alla ragazza di
sotto, poco prima, e la passai di
seguito a Donato, che fece altrettanto.
Nessuno
badava a me, nonostante l’ambiente fosse abbastanza piccolo. Mi distesi nel letto, dopo essermi liberato delle
scarpe. Lo spinello arrivò da me per il secondo giro. Pensai che fosse giusto
comportarsi con discrezione, per cui diedi ancora una rapido tiro e lo feci
girare.
Mi
ritrovai a ridere e ripensandoci,
neppure oggi saprei dire se la
causa scatenante della mia risata improvvisa,
sia stata la discussione,
che probabilmente era già iniziata prima del mio arrivo, oppure qualche mio recondito e personalissimo pensiero.
Non
me lo chiesi allora e non me lo chiesi neppure in occasione delle numerose altre volte in cui ebbi
l’opportunità di fumare della roba. Io fumavo e basta: erba giamaicana o
thailandese, hashish marocchino o nero pachistano, o qualunque altra cosa
passasse per il convento, non aveva
importanza per me. Forse volevo soltanto
dimenticare, come si fa a volte con il bere; forse volevo soltanto conoscere,
senza sapere esattamente che cosa; o magari volevo soltanto sognare un mondo
migliore, fatto di pace, di musica, di fratellanza.
Con
la maturità di oggi, dopo avere smesso di fumare ormai da decenni, sono portato
a pensare che gli effetti del fumo, come d’altronde quelli dell’alcool o di
qualsiasi altra sostanza che alteri la percezione della realtà, siano diversi
da persona a persona.
Su
ciascuno di noi il fumo agisce diversamente e questo lo affermo per esperienza
personale. Ho fumato con un sacco di
gente. In una certa misura posso anche affermare che ci sono degli effetti
comuni: tu ti accorgi di entrare in empatia con quelli che fumano con te,
mentre ti accorgi se qualcuno invece non ha fumato, oppure se il fumo su di lui
non ha fatto effetto. E’ una cosa che senti e che non sai spiegare.
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