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Capitolo
Settimo
Alle
13:30, mentre il commissario De Candia si stava accingendo a lasciare il suo
ufficio, dal centralino gli comunicarono che c’era una chiamata dell’avv. Luisa
Levi in attesa.
-
«Qui è De Candia!» – disse asciutto
sollevando la cornetta.
-
«Buongiorno commissario!» – disse una voce
femminile dal tono sicuro e squillante al telefono, «la chiamo per l’omicidio
del Quadrivio…»
-
«Mi dica, avvocato…»
Il commissario si sforzò di
anticipare cosa potesse
-
«Avrei necessità di illustrarle l’esatta
posizione del mio assistito, il dott.
Gino Garau…»
Forse la sua era una deformazione professionale, ma il commissario non amava molto parlare al telefono; il suo intuito di sbirro, tuttavia, gli suggerì che quel contatto poteva tornargli utile per le sue indagini, in quel frangente in cui stavano appena decollando.
-
«Questo pomeriggio ho programmato un
sopralluogo al Quadrivio. Alle 15:00 sarò là!»
-
«Ci sarò anch’io!» – rispose l’avvocato
Levi.
-
«A dopo, allora!»
-
«Certamente. Alle 15:00 al Quadrivio!»
A
quanto pare neanche l’avvocato Levi amava dilungarsi al telefono, pensò il
commissario mentre lasciava la Questura.
Decise di fermarsi a pranzo da Vincenzo, uno dei ricciai che cucinava gli spaghetti sul tratto cagliaritano del lungomare Poetto. Nei due giorni in cui aveva il rientro pomeridiano al lavoro preferiva mangiare fuori; gli altri giorni feriali rientrava spesso a casa e si cucinava qualcosa da sé.
Mangiare
nel gazebo dei ricciai, su una tavola rustica, aveva per
lui un fascino particolare. Da Vincenzo c’ era andato di frequente anche con
sua moglie che per gli spaghetti ai ricci di mare aveva una vera passione. Il
vermentino era ben fresco e Vincenzo sapeva che lui amava piatti di ceramica e
posate in metallo. E il vino fresco nel bicchiere di vetro.
continua...
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