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Capitolo
Secondo
Come
ogni mattina, anche quel lunedì, il commissario Santiago De Candia, lungo il
percorso che da casa sua, in via Monteverdi, lo conduceva alla Questura, fece
una breve sosta all’edicola di Largo Gennari.
Checco
gli allungò subito i due soliti quotidiani, piegati in quattro: La Stampa e
L’Opinione.
Checco,
come tanti cagliaritani, chiamava il quotidiano cittadino “l’Opignone”;
il commissario, nonostante fosse nato in Sardegna, non aveva ancora capito se si trattasse di un difetto di pronuncia oppure di un vezzo.
La seconda sosta, più lunga, era quella al Bar di Tonio, il Caffè Intilimani, come recitava l’insegna, unendo in una sola locuzione il nome composto di un famoso gruppo musicale cileno degli anni ’70 da cui, verosimilmente, il fondatore del locale aveva preso ispirazione.
Seduto
al suo solito tavolino, in fondo al locale, mentre provava a sorseggiare il suo
cappuccino bollente e senza schiuma, aveva aperto l’Opinione. A prescindere dal
nome, il quotidiano regionale si faceva apprezzare soltanto per la sua cronaca
(per le opinioni, quelle vere, lui preferiva la Stampa di Torino, sulla quale
si era orientato dopo tanti anni passati a formarsi sulla Repubblica).
A
tutta pagina vi era la notizia dell’omicidio del Quadrivio. Santiago De Candia
si immerse nella lettura del lungo articolo, dimenticando per un po’ il suo
cappuccino.
continua...
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