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La
vittima era una violinista rumena, appena in pensione, che aveva suonato
nell’orchestra del Teatro dell’Opera di Cagliari.
Era giunta in Italia nella seconda metà degli anni settanta e come altri musicisti rumeni di notevole spessore artistico, era stata inserita nella sezione degli archi dell’importante filarmonica cittadina.
Era
conosciuta e stimata in città anche come insegnante privata di violino.
Le
efficienti unità del Nucleo Radio Mobile di Cagliari, coordinate dal
procuratore aggiunto dott. Bartolomeo Gessa, avevano chiuso le indagini a tempo
di record, risolvendo brillantemente il caso, assicurando alla giustizia
l’assassino.
Si trattava di una vecchia conoscenza della procura, condannato per rapina a mano armata alla fine degli anni ottanta. La rapida soluzione del caso, oltre che alle grandi abilità investigative del procuratore aggiunto, era merito della prodigiosa memoria fotografica del maresciallo Camboni del Nucleo Radio Mobile che, intervenuto sul luogo del delitto, aveva riconosciuto, mentre fingeva di passeggiare in spiaggia col suo cane, una sua vecchia conoscenza, un pregiudicato da lui assicurato alla giustizia molti anni prima, quando era stato condannato per rapina proprio grazie alla testimonianza della vittima. Il neo omicida era stato smascherato proprio dalla povera violinista, in occasione della rapina che aveva commesso ai danni del botteghino del Teatro dell’Opera. Ed ora, dopo essere stato scarcerato per buona condotta, dopo un periodo di riabilitazione, aveva potuto consumare finalmente la sua vendetta.
Tra
le righe, anche se non c’era scritto, il commissario lesse la critica
dell’articolista alla giustizia riabilitativa, troppo tenera con certi
delinquenti, irrimediabilmente votati a delinquere. E ancora una volta, a
pagare, era stata una vittima inerme e incolpevole.
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