«Il mio assistito mi ha detto che la teneva
nel primo cassetto del comò, in camera da letto, tra la biancheria intima.»
«È uno dei primi posti dove ho cercato, ma non sono riuscito
a trovarla, né lì né altrove. Ma mi sa tanto che la settimana prossima ci torno
e cerco meglio» disse ancora il commissario sempre con
quel tono distante, come se parlasse per conto suo.
«Se vuoi ci torniamo insieme. E l’apriamo
con la chiave di Alessandro. Dammi soltanto il tempo di chiedergli di portamela
in studio al più presto possibile.»
«Davvero ne ha una copia il tuo assistito?
Caspita, questa sì che è una buona notizia! Mi evita un sacco di rogne di
autorizzazioni per chiamare un fabbro e per fare scardinare la cassaforte!»
«Il mio assistito godeva della massima
fiducia da parte della zia, al punto che la donna ultimamente aveva provveduto
a fargli una delega sul conto corrente bancario dove le accreditavano la
pensione e, spesso, lo incaricava di fare dei prelievi, per suo conto,
direttamente in banca oppure con la carta del bancomat.»
Intanto, mentre
parlavano, avevano lasciato la strada statale e si erano immessi in quella
provinciale per San Gavino. Da lì, arrivati a Guspini, non sarebbero stati
distanti da Gennas Serapis, altrimenti nota come Montevecchio, l’antico borgo
minerario, dove c’era una parte significativa delle radici più recenti di
Santiago De Candia.
E mentre procedevano verso la loro meta, Luisa Levi apprese, senza quasi mai interromperlo, come il nonno paterno del commissario, Nicola De Candia, giovane e brillante perito minerario barese, assunto dalle Miniere di Montevecchio degli Eredi Sanna, subito dopo la Grande Guerra si fosse insediato nel borgo minerario. E come, poco tempo dopo, avesse conosciuto a Buggerru, dove si era recato per assistere a uno spettacolo teatrale, una graziosa fanciulla, di nome Ines Orcel, che scoprì essere la figlia
Nella parte conclusiva
del viaggio, proprio mentre il loro fuoristrada, lasciandosi Guspini alle
spalle, cominciava a inerpicarsi sulla larga salita che conduce al vecchio
borgo minerario, l’avvocato Luisa Levi inoltre apprese come dalla coppia fosse nato il papà del
commissario, Salvatore De Candia. Il quale, dopo aver prestato il servizio
militare, innamoratosi di una diciassettenne di nome Regina Serru, figlia di un
guardiano minerario, già comandante della compagnia barraccellare guspinese,
fosse passato nei ranghi della polizia di stato, trasmettendogli, congiuntamente
al nonno materno, quella passione per l’ordine e la
disciplina che Santiago aveva saputo rielaborare in quella sua maniera
fantasiosa e originale che lo caratterizzava.
Luisa aveva ascoltato la storia del commissario, come da piccola aveva imparato
ad ascoltare le favole che il papà le raccontava prima di addormentarsi.
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